La libertà, fuori e dentro: l’impatto dei vincoli di spazio e di tempo su di sé

Nel corso della settimana internazionale della sofrologia caycediana, ho seguito una conferenza proprio sul tema di questo articolo. I miei formatori cari, Bernard, Norbert, Jean-Michel, Corinne, Genevieve et Sophie hanno contribuito ad alimentare una discussione molto bella che vorrei riportare in italiano, accompagnata dalla mia comprensione e qualche riflessione. 

Il nuovo rapporto tra spazio, tempo ed esistenza che stiamo vivendo

In questo momento la nostra vita è perturbata dalle conseguenze dirette della pandemia che ha intaccato le nostre abitudini, quella della libera circolazione e della libera gestione del tempo. Da marzo scorso, ci sono stati dei cambiamenti e il nostro spazio è limitato. Ci sono molte persone che sono turbate a causa di questo nuovo rapporto tra spazio, tempo ed esistenza. 

Come le perturbazioni che derivano dal nostro rapporto allo spazio e tempo possono determinare cambiamenti del nostro stato d’essere che ci fanno passare da stati in cui ci sentiamo motivati ed energici, a stati in cui ci sentiamo fiacchi e svogliati? 

Il modello di Karlfried Graf Durckheim e la nostra interazione con il contesto in cui viviamo

Norbert ci parla del modello di un filosofo e psicologo tedesco Karlfried Graf Durckheim, che ha fondato nella foresta nera la terapia iniziatica. Il suo modello, si basa su un fondamento: la differenza tra la persona che siamo e il nostro essere profondo, la nostra essenza. Un fondamento che ho già vissuto in sofrologia

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Secondo Karfried Graf, per far si che una persona sia stabile ha bisogno di 3 punti d’appoggio: 

  1. Il sentimento di sicurezza

La stabilità che è in relazione alla paura e all’insicurezza. Nel contesto che stiamo vivendo, ci sono tutti i segnali di un sentimento di insicurezza in aumento, lo vediamo perché preme su cose essenziali come la salute, la vita, l’economia, l’affetto e le relazioni. 

  1. Il senso che viene dato alle cose

Perché mi alzo la mattina? Perché faccio determinare scelte? Cosa mi anima? Trovare il “senso” in questo contesto è difficile perché non abbiamo una visibilità nel futuro, è più difficile proiettarsi o fare programmi e vengono toccati toccati valori come la libertà.

  1. Il senso di appartenenza

Che è in relazione al sentimento di esclusione. In questo momento c’è tanta frammentazione, ci sono il distanziamento, le maschere, la nostra affettività è coinvolta, il senso di adesione ad un progetto, a qualcosa…

Tutti e tre questi punti di appoggio dipendono dall’ interazione con l’esterno. 

Lo spazio all’interno di noi stessi

Ma c’è uno spazio all’interno di noi stessi, nella profondità del nostro essere in cui noi possiamo trovare un punto d’appoggio, a cui possiamo attingere, che è indipendente dalle nostre condizioni di vita e dal modo in cui le viviamo. 

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Per questo, l’invito ad andare all’interno di noi stessi, nella profondità del nostro essere, nella nostra essenza…alla nostra stessa vita. 

Probabilmente lì ci sono delle risorse, per accedere a questa libertà.

Se il mondo esterno non ci da i mezzi per accedere ad un sapere che ci da riparo, che ci organizza, che ci da sicurezza, non c’è nel mondo interno, una verità, il sentimento profondo di sé che ci permette di costruire qualcosa di solido? Dice Bernard. 

La libertà, fuori e dentro

Jean-Michel legge diverse definizioni di libertà: la “possibilità di azione e movimento”, “l’attitudine degli individui a fare”, ad “eseguire la propria volontà”, la “capacita di scegliere” …  

Ma quante volte abbiamo sentito la frase «non ho scelta!» (anche prima della pandemia)? 

Lo spazio durante il lockdown era ristretto, poi abbiamo sperimentato la riapertura e poi ancora la chiusura. In questo caso lo spazio è inteso come esterno, che deriva dall’ambiente esterno. 

Se ci guardiamo indietro nel tempo, ci sono persone che hanno vissuto la limitazione dello spazio, come Nelson Mandela, che ha vissuto 27 anni di prigionia oppure come Viktor Frankl che dal 1942 al 1945 fu prigioniero in quattro campi di concentramento nazisti; entrambi hanno detto che nonostante la prigionia conservavano la loro libertà, o che la prigionia non impediva loro di pensare…

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Ci sono dei limiti legati all’ambiente esterno, ma altri che sono interni a noi stessi. La libertà viene da elementi esterni ma anche dall’interno di noi stessi. Questo desiderio di libertà interiore compete con il bisogno di sicurezza, conformità e adattamento e il bisogno di risparmiare sforzi che è caratteristico dell’essere umano. 

L’essere umano può limitare, lui stesso, indipendentemente dal contesto esterno la sua capacità di essere libero.  Quindi la libertà è un movimento che parte a volte dall’interno di noi stessi e altre volte da vincoli esterni. 

In sofrologia come avevo già spiegato nel mio sito web, si lavora per allenare la propria struttura interna, che permette di affrontare il contesto esterno piuttosto che subirlo; rinforzare o riconoscere la libertà come sentimento interiore e ci da la possibilità di accedere a delle dimensioni importanti. 

Come il sentimento che posso avere rispetto all’ ambiente in cui vivo e al contesto esterno è sostenuto o vincolato dal sentimento di libertà interno che è molto importante? riflette Corinne. 

Il nostro auto-lockdown e l’importanza di porgere un nuovo sguardo sulla vita

Abbiamo mai riflettuto al nostro auto-lockdown ? La situazione che viviamo in questo momento è un riflesso di quello che noi possiamo fare a noi stessi, di confinarci in un certo numero di credenze, punti di vista, abitudini e routine. Questa situazione ci porta a porgere un nuovo sguardo sulle cose, a considerare altre cose. Per esempio, la formazione a distanza che era inconcepibile prima ma che oggi sta portando risultati buonissimi, lo smartworking…Questo contesto ci permette di considerare diversamente l’organizzazione del lavoro e di definire un nuovo quadro. 

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“È quindi uscendo dal quadro a cui eravamo abituati e che credevamo essere primario, che ci mettiamo nella posizione di porgere un nuovo sguardo alle cose, alla vita…di cambiare punto di vista, di girare la camera verso noi stessi per ritornare ad uno stato di equilibrio e riaprirci al nostro ambiente esterno. Ci permette di nutrire un nuovo modo di fare.” Dice Corinne.

Quindi:

Dov’è il peggio del lockdown? all’interno o all’esterno di noi stessi?  

Qual’ è l’opportunità di questo cambiamento, di questa proiezione fuori dalla nostra zona di confort? 

Trovare lo spazio dentro di sé è vitale

Noi non possiamo più accontentarci delle nostre abitudini per esistere, è necessario cambiare e rendersi conto che quando l’ambiente si trasforma intorno a noi e sembra vincolante, limitante, è perché sicuramente ci porta al nostro lockdown interno, alla nostra reclusione interna e alla difficolta che si può avere di muovere l’energia interna, di muovere la nostra essenza verso delle opzioni e opportunità che sono altrettanto preziose. 

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Mettere “tra parentesi” il contesto esterno, il nostro vissuto, le nostre abitudini e cercare di rivenire all’essenza, lì c’è un’opportunità immensa. 

Quando ci arriva qualcosa d’inaspettato, sorprendente, vincolante, quello che arriva prende il sopravvento su quello che siamo e produce il risultato di essere assorbiti da quello che succede fuori, dal nostro contesto esterno. È proprio quello che siamo soliti fare, vagare senza una vera presenza a sé stessi, “l’errance”! 

Trovare uno spazio dentro di sé, nella profondità dell’essere, che porta senso, che non è limitante, ma liberatorio e spronante, è vitale.